La Psicologia dello Sport Mental Coach studia i processi cognitivi, emotivi e comportamentali connessi con le prestazioni degli atleti e delle squadre nel contesto sportivo, e di tutti coloro che svolgono un'attività sportiva e motoria sia durante l’esercizio fisico e che nella partecipazione ad attività sportive. Pur essendo in Italia una disciplina relativamente giovane, si è rapidamente differenziata in una serie di campi di indagine e di applicazione.
Di cosa si occupa lo Psicologo dello Sport?
Gli argomenti trattati sono molti, di seguito alcuni esempi:
- effetti dell’attività fisica sulla salute fisica e sul benessere psicologico, sul sonno e sui processi cognitivi (ad esempio efficienza mentale, tempi di reazione);
- reattività psicofisiologica allo stress;
- percezione dello sforzo;
- concetto di Sé fisico;
- disturbi alimentari;
- overtraining e doping;
- aumento dell’attenzione e della concentrazione con tecniche, ad esempio, di self - talk o di imagery e simulazione;
- gli interventi di natura clinica su disordini emotivi,
- decrementi motivazionali e distorsioni percettive rispetto ai risultati desiderati;
- riabilitazione psicomotoria e il reinserimento dopo infortuni sportivi;
- supporto nei vari periodi di transizione di carriera della vita di un atleta;
- diagnosi e intervento in presenza di disturbi alimentari, disturbi del sonno e abuso di sostanze;
- lavoro sui fattori cognitivi ed emotivi che influenzano le prestazioni;
- formazione psicologica di sportivi, insegnanti, dirigenti, tecnici e istruttori di specifici tipi di sport;
- la promozione di principi etici nello svolgimento di attività sportive.
Le modalità di esercizio professionale più frequenti comprendono: l’assessment della personalità dell’atleta, della sua stabilità emotiva, della sua capacità di resistenza alle frustrazioni e allo stress, del suo mondo relazionale; l’applicazione di buone pratiche di Mental Training, di rilassamento e di Imagery personalizzate e finalizzate.
Qual è il suo obiettivo?
Gli Psicologi dello Sport lavorano a contatto con atleti o squadre di alto livello, con l’obiettivo di sviluppare e applicare tecniche che permettano di massimizzare le probabilità dell’atleta e/o della squadra di raggiungere il proprio obiettivo agonistico: migliorare quindi le metodologie di allenamento per sviluppare un “clima mentale ideale” nell’allenamento dello sportivo e durante le competizioni.
Le aree principali di ricerca si focalizzano, ad esempio rispetto:
- la relazioni tra percezioni, rappresentazioni e condotte motorie;
- i fattori intrapersonali, interpersonali, motivazionali e situazionali che influenzano le prestazioni individuali e di gruppo;
- le tecniche più efficaci per la preparazione mentale alla competizione;
- le caratteristiche della prestazione sportiva ottimale;
- i processi di miglioramento delle convinzioni di efficacia personale e collettiva;
- la definizione degli obiettivi (goal setting);
- le tecniche di autoregolazione psicofisiologica e cognitiva;
- lo studio dei processi attentivi in relazione alle diverse richieste delle differenti discipline sportive;
- la tolleranza al dolore nelle attività competitive;
- l’apprendimento e l’applicazione di competenze psicomotorie e psicosociali in differenti tipi di attività fisica e sportiva;
- le dinamiche di gruppo e la leadership negli sport di squadra;
- la relazione tra attività psicofisica e motoria e sviluppo personale e benessere psicologico;
- le differenze individuali nelle attività sportive.
Negli ultimi anni, gli psicologi dello sport hanno attinto a numerosi contributi derivanti dalla psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, inquadrando in un contesto più ampio la prestazione dell’atleta di alto livello. Inoltre la Psicologia dello Sport rivolge la propria attenzione a quegli aspetti legati alla pratica sportiva che non sono direttamente mirati al conseguimento di un obiettivo agonistico, ma alla relazione tra pratica sportiva e miglioramento della qualità della vita nelle diverse fasi dello sviluppo, dall’infanzia, all’adolescenza, alla giovinezza, all’età adulta e senile. In tale prospettiva si aggiungono fini ricreativi, educativi e riabilitativi (in caso di infortuni).
La Psicologia dello Sport richiede approcci interdisciplinari rispetto sia ad altre branche della Psicologia (Psicologia Cognitiva, Psicofisiologia, Neuropsicologia, Psicologia Clinica, Psicologia dello Sviluppo, Psicologia Sociale, Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, etc.) sia alle Scienze dello Sport e del movimento come la Fisiologia, alla Medicina dello Sport, alle Scienze dell’Educazione.
A chi si rivolge?
Gli utenti principali delle varie attività svolte dallo psicologo dello sport sono: gli atleti, gli allenatori e lo staff tecnico, i dirigenti di società sportive, gli istruttori di centri educativi e rieducativi, gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, i genitori, gli studenti (dei vari livelli scolastici compresa l’Università), i singoli cittadini partecipanti ad attività fisico-motorie.
Lo Psicologo dello Sport interviene non solo a livello individuale, ma considera il gruppo (la squadra) come oggetto della sua azione facilitando le interazioni e comunicazioni efficaci, la cooperazione e la consapevolezza dei differenti ruoli e delle regole del gruppo e stimolando la coesione, il senso di appartenenza e la concentrazione sugli obiettivi comuni. Anche le problematiche organizzative e di gestione manageriale delle attività sportive e dei gruppi sportivi (ad esempio, nell’ambito di centri sportivi di ampie dimensioni) rappresentano un campo di intervento dello psicologo dello sport, che offre la sua expertise soprattutto nel coordinamento e nella facilitazione delle relazioni tra gruppi, nella progettazione di modelli di funzionamento organizzativo efficace e nella consulenza manageriale; rivolgendosi così anche ad allenatori e staff dirigenziale.
L’ottica adottata dallo psicologo dello sport cambia in funzione del destinatario (e dell’obiettivo): educativa, ricreativa, riabilitativa, di performance.
Nel loro lavoro professionale gli Psicologi dello Sport collaborano con allenatori, staff tecnici, dirigenti di società sportive, studenti e insegnanti di scuole primarie e secondare, genitori, studenti e operatori di organizzazioni sportive universitarie.
Cosa fa nella pratica lo Psicologo dello Sport?
Come si diventa Psicologo dello Sport? Qual è la sua formazione?
Lo psicologo del lavoro è un laureato magistrale (5 anni di Psicologa del Lavoro e delle Organizzazioni, o 3+2), abilitato dall'Esame di Stato all'esercizio della professione, iscritto all’Albo degli psicologi nella sezione A, capace di operare in completa autonomia professionale. La formazione e la partecipazione a convegni, master e seminari, caratterizzano una buona prassi per mantenere un livello adeguato di aggiornamento professionale.
In quale contesto lavorativo si inserisce? Dove lavora lo Psicologo dello Sport?
Si inserisce nel mercato occupazionale in differenti contesti operativi connessi: con la scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado per programmi di educazione sportiva; con i servizi per l’infanzia e l’adolescenza degli Enti locali e i servizi socio-sanitari delle ASL per sviluppo di politiche di promozione dello sport praticato dai cittadini delle varie classi d’età e nel monitorare sul territorio l'impatto di questi interventi; con le associazioni sportive universitarie. Opera in genere come libero professionista singolo o nell’ambito di società di consulenza pluridisciplinare che offrono servizi psicologici: a società professionistiche delle varie specialità sportive, ai settori giovanili delle varie federazioni sportive, a singoli atleti, ai frequentanti palestre, centri e società di fitness, centri socio-pedagogici di Enti pubblici e privati, impianti sportivi in cui sono svolte attività motorie o di recupero della efficienza psico-fisica, motoria e sportiva. Può operare inoltre come ricercatore in centri studi e ricerche pubblici e privati e presso l’Università.
Fonte: www.psy.it